LEGGE DI STABILITA'

MOVIMENTO SPONTANEO POPOLARE

Art. 32 COSTITUZIONE REPUBBLICA ITALIANA

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.


Nuove normative in vigore

VOLUTE DAL GOVERNO RENZI

(BOCCIATE DALLA CORTE COSTITUZIONALE)

LEGGE DI STABILITA':

Tassate anche pensioni e assegni d'invalidità

Si pagherà l'Irpef non solo sulla pensione di invalidità, ma anche sulle indennità di invalidità, compresa dunque quella di accompagnamento. Si salvano solo quanti hanno un reddito complessivo inferiore a 15 mila euro.

A partire dal 2013 si pagheranno le tasse sulle pensioni e sulle indennità di invalidità: una sorte che potrà essere evitata solo da quei soggetti che percepiscono un reddito complessivo inferiore ai 15 mila euro. E' una rivoluzione quella che il governo intende operare con la legge di stabilità che sarà presto presentata al Parlamento: assoggettare all'imposta sul reddito delle persone fisiche, l'Irpef, quegli importi di natura assistenziale o risarcitoria che finora erano esclusi da ogni genere di tassazione. Una rivoluzione che toccherà non solo gli importi delle pensioni in senso stretto, ma anche quelli delle relative indennità, ad iniziare dall'indennità di accompagnamento. Una misura, questa, destinata a impattare notevolmente sulla vita di un gran numero di cittadini. Il testo ufficiale e definitivo che verrà trasmesso al Parlamento ancora non è pronto, ma la lettura dell'ultima bozza disponibile getta luce sulle intenzioni dell'esecutivo e chiarisce i termini dell'annuncio che era stato dato ormai tre giorni fa nel comunicato stampa successivo al Consiglio dei ministri che ha formalmente approvato il testo della legge di stabilità. Si tratta dunque - lo precisiamo ulteriormente - di disposizioni che potrebbero ancora cambiare, ma che giunti ormai a questo punto è probabile che facciano parte del provvedimento che sarà inviato al Parlamento. Al di là delle parti della legge di stabilità nelle quali si affrontano i temi dei tagli alla sanità, dei tagli al trasferimento agli enti locali e della revisione delle agevolazioni fiscali (deduzioni, detrazioni, e via dicendo), i due temi che più direttamente riguardano le persone con disabilità sono quelli dei permessi lavorativi previsti dalla legge 104/92 e dell'assoggettabilità all'Irpef delle pensioni di invalidità.IRPEF PER INVALIDITA' - L'articolo 12 della bozza della legge di stabilità prevede testualmente che "l'esenzione dall'imposta sul reddito delle persone fisiche delle pensioni e delle indennità di invalidità si applica esclusivamente ai soggetti titolari di reddito complessivo non superiore a euro 15 mila". Una norma che non si applicherà, specifica sempre il testo del governo, "alla pensione sociale di cui all'art. 26 della legge 30 aprile 1969, n° 153, e successive modificazioni, nonché all'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n° 335". Lo stesso articolo della legge di stabilità include nella tassazione anche le pensioni di guerra, laddove afferma che "le disposizioni di cui all'art. 34, primo comma, del decreto del presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n° 601, si applicano esclusivamente ai soggetti titolari di reddito complessivo non superiore a euro 15 mila". Quindi, riepilogando: da un lato pensioni di guerra e pensioni di invalidità, con relative indennità, tassate per chi ha un reddito complessivo superiore a 15 mila euro, dall'altro pensione sociale e assegno sociale che rimangono totalmente esenti dall'Irpef. A rientrare dunque nel campo dell'applicazione Irpef dovrebbero essere (perlomeno) la pensione degli invalidi civili totali e quella degli invalidi civili parziali, le pensioni per i ciechi civili, la pensione per i sordi, ma anche tutte le indennità, quella mensile di frequenza minori, quella di comunicazione per i sordi, quella speciale per i ciechi ventesimisti e anche l'indennità di accompagnamento per i ciechi civili assoluti e l'indennità di accompagnamento per gli invalidi civili totali. E in particolare l'assoggettamento all'Irpef di quest'ultima voce, che viene erogata a chi ne ha diritto senza alcun limite di reddito e che ha avuto una crescita esponenziale di richieste nell'ultimo decennio, rappresenta una novità che non mancherà di causare proteste. Pensioni e indennità di invalidità saranno dunque tassate se il reddito complessivo del soggetto è superiore a 15 mila euro. Andrà chiarito se nei 15 mila euro si intendono compresi gli stessi importi relativi alla pensione e all'indennità di invalidità, o se - come è più probabile - faranno fede solamente gli altri redditi. In campo applicativo, andrà chiarita anche la tempistica dell'assoggettabilità ad Irpef, anche se è plausibile che esso avverrà alla fonte: è l'Inps che paga e che tratterà dall'importo effettivamente erogato la parte relativa all'Irpef. Ricordiamo le somme relative alle provvidenze economiche più diffuse: la pensione di invalidità (invalidi parziali o totali) prevede la somma di 267,57 euro per 13 mensilità, per un totale annuo di 3478,41 euro. L'indennità di accompagnamento vale invece 492,97 euro per 12 mensilità e un totale annuo di 5915,64 euro. In sostanza, chi riscuote tanto la pensione quanto l'accompagno riceve una somma annuale pari a poco meno di 9500 euro. LEGGE 104/92 - La bozza del provvedimento del governo conferma quanto già era noto: "I permessi - si legge nel testo - fruiti ai sensi dell'art. 33 della legge 5 febbraio 1992, n° 104 a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto dai dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni di cui all'art.1, comma 2, del D.Lgs 165/2001, ad esclusione di quelli richiesti per patologie del dipendente stesso o per l'assistenza ai figli o al coniuge, sono retribuiti al 50% ferma restando la contribuzione figurativa". Dunque, la norma riguarda esclusivamente i lavoratori pubblici, e non anche i privati, che hanno ugualmente accesso ai benefici della legge 104/92 (per quanto la utilizzino in percentuale cinque volte inferiore) e specifica che la retribuzione rimarrà piena solo se il permesso ex lege 104/92 è dovuto a patologie del dipendente o all'assistenza a figli e coniuge. Se l'assistito è un altro familiare, invece (cioè se è un genitore, uno zio, un fratello, e via dicendo: i permessi possono essere ottenuti per assistere parenti o affini entro il secondo grado o entro il terzo grado se i genitori dell'assistito sono over 65 o portatori di handicap) lo stipendio della giornata sarà dimezzato e si manterrà intera solamente la contribuzione figurativa. La norma, in termini quantitativi, colpisce soprattutto i lavoratori che usufruiscono dei permessi per assistere i propri genitori. Ma apre, secondo alcuni, una possibile ipotesi di incostituzionalità per via della disparità di trattamento che determina.Se il governo introduce la tassa sulla disabilità: sull'argomento vi proponiamo, di seguito, un articolo di Franco Bomprezzi pubblicato sul blog InVisibili del Corriere della Sera di lunedì 15 ottobre 2012. Non trovano più le parole. E passano direttamente agli insulti: le persone con disabilità e i loro familiari questa volta hanno paura che agli annunci seguano davvero i provvedimenti. I tagli ai servizi già sono evidenti e praticamente inevitabili, visto che nelle casse dei Comuni, delle Province e delle Regioni non c'è quasi più niente da raschiare. I fondi nazionali per la non autosufficienza, per la vita indipendente, per le famiglie, sono di fatto scomparsi. Sopravvivevano le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento, le detrazioni per le spese specifiche previste dalle leggi. Ora il Governo attacca anche questo ultimo rifugio del welfare familiare. E non resta che piangere. O preoccuparsi. O manifestare. O addirittura fare lo sciopero della fame. Avevo già letto con attenzione la lucida e documentatissima analisi dei provvedimenti effettuata con la consueta tempestività da Carlo Giacobini, direttore di Handylex.org, il sito di documentazione legislativa fondamentale per chiunque voglia conoscere nel dettaglio le norme e le conseguenze delle norme. Ne riporto un passo, invitando i lettori di "InVisibili" a studiare il testo con attenzione, anche per comprendere meglio le possibili conseguenze per se stessi o per la propria famiglia. Scrive Giacobini, tra l'altro: "La scelta sino ad oggi operata dal Legislatore (DPR 603/1973, art. 34) è stata volta ad esentare dall'imposizione quelle provvidenze che lo Stato stesso eroga a fini di assistenza (articolo 38, Cost.), quindi anche pensioni, assegni, indennità agli invalidi civili, ma anche, ad esempio, i contributi per la vita indipendente. A ben vedere, una scelta di segno opposto sarebbe stata paradossale e controproducente: lo Stato si sarebbe trovato nella situazione di concedere un aiuto, dopo aver apprezzata e valutata la situazione di bisogno, per poi ridurre l'entità dell'aiuto applicandone una imposizione. Con la scelta ventilata nel disegno di Legge di Stabilità tutte le provvidenze assistenziali agli invalidi civili (ciechi e sordi) diventerebbero imponibili ai fini IRPEF, indipendentemente dal loro importo. Non è escluso che, a cascata, vi rientrino anche altre provvidenze assistenziali erogate dalle Regioni (esempio: assegni di cura, contributi vita indipendente ecc.), vista l'espressione letterale del vecchio DPR 603/1973 che le escludeva". E quanto scrive sul Corriere della Sera Mario Sensini conferma e sintetizza la gravità dei provvedimenti contenuti all'interno della complessa Legge di Stabilità. "I tagli interessano una platea molto vasta di cittadini. Solo le prestazioni dell'Inps legate all'invalidità sono 2 milioni e 733 mila - scrive il giornalista economico del Corriere -. L'importo medio è piuttosto modesto, 404 euro mensili, ma le cifre in ballo sono impressionanti: pensioni e assegni di invalidità costano 3,8 miliardi di euro l'anno, le indennità di accompagnamento raggiungono addirittura i 12,9 miliardi di euro l'anno. Ed è proprio lì che i tagli (e i conseguenti risparmi) saranno più consistenti. Mentre le pensioni e gli assegni sono già commisurati al reddito, l'indennità di accompagnamento, anche questa esentasse, viene concessa agli invalidi che non possono camminare o hanno bisogno di assistenza per le attività quotidiane a prescindere dal reddito percepito. D'ora in poi chi beneficia di queste prestazioni e ha già redditi superiori ai 15 mila euro dovrà inserire gli assegni nella dichiarazione Irpef e sottoporli all'imposta". Qui si capisce la logica dei provvedimenti: colpire una platea molto vasta di cittadini. Dunque nessuna equità. Perché non si colpisce, anche all'interno del mondo della disabilità, chi davvero ha di più. Il famoso e citatissimo figlio disabile di Agnelli (che non esiste) avrà lo stesso trattamento fiscale e contributivo di chi percepisce 15 mila euro l'anno, ossia di chi si colloca appena al di sopra dell'asticella della soglia di povertà. L'argomento forte della necessità di partecipare ai sacrifici in ragione del reddito, nel mondo delle famiglie delle persone disabili non regge affatto. Perché in questo mondo un improvviso aggravamento delle condizioni economiche derivante dalle nuove norme fiscali significa entrare rapidamente nella fascia di rischio di povertà. Significa anche dover rinunciare a qualsiasi ipotesi di miglioramento della propria situazione di vita, se è vero che la fascia massima di detrazione fiscale si colloca a tremila euro l'anno. Cambiare la macchina con gli adattamenti per la guida o il trasporto diventerà un lusso insostenibile, pagare un'assistente familiare e mantenerla, pagare i servizi comunali o scolastici, immaginare una banale vacanza: tutto diventerà molto più difficile. Senza contare la questione dei permessi lavorativi per assistere genitori non autosufficienti, altra perla dei provvedimenti governativi. E facendo finta di dimenticare che oggi trovare lavoro per una persona con disabilità è un'impresa da Guinness dei primati. Assai più facile perderlo, visto che negli stati di crisi le aziende sono legittimate a non rispettare la legge '68. Il Parlamento riuscirà a intervenire in modo sostanzioso, modificando le norme? Si apre adesso per l'ennesima volta la fase convulsa delle proteste, della ricerca di interlocutori politici, di spazio e visibilità sui media. In parole povere le persone con disabilità e le loro famiglie sono costrette a esporre il proprio handicap, le proprie ferite fisiche, sensoriali o mentali per indurre a pietà, per ottenere giustizia, per difendere i diritti minimi di cittadinanza. Lo faranno a Roma il 31 ottobre, assieme a tutto il mondo del volontariato e del terzo settore. Sarà un giorno triste per l'Italia. Non credo che il governo Monti, su questo punto, faccia la tanto proclamata bella figura in Europa. E penso che alla fine dovranno fare marcia indietro, perché anche le "macellerie sociali", in tempo di crisi, devono abbassare la saracinesca.

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